NEL DETTAGLIO
Descrizione
Nel 1974 ho scoperto le “geografie” facciali, incise sulla pelle dei Maori della Nuova Zelanda e ho cercato di esprimerle visivamente come iconografie di un alfabeto circolare, di cui non si conosce più precisamente la chiave di lettura.
(Claudio Costa, Work in regress, con un’intervista di Sarenco, factotumbook 13 [intervista realizzata il 22 dicembre 1978])
Nel pieno della sua fase antropologica, Claudio Costa esplora le associazioni possibili fra immagini di uomini di diverse civiltà e oggetti preistorici. A sinistra sono “identificate” cinque tribù, sconfinando fra Africa e Oceania: i Kikuyu del Kenya, i pigmei del Congo, i Danakil della Somalia, i Tiwi delle Isole di Melville e gli Shillik del Sudan. Al centro prende forma una natura spesso pietrificata, quasi attaccata dai processi chimici che Costa sperimentava dalla fine degli anni Sessanta. A destra, alle fotocopie di immagini di asce o bastoni da comando del Mesolitico o del Maddaleniano, si sovrappongono gli appunti dell’artista, coperti da listelli di vetro. La dimensione di ricerca aperta sulle culture è rafforzata dall’ulteriore sovrapposizione di un filo spesso, sorta di diagramma che lega e gira attorno alle immagini.