Uno stato virtuale dell’Essere

1993

CLAUDIO COSTA, 1942 - 1995

Fra le opere finali di Claudio Costa, tutte ispirate dall’incontro con le civiltà africane, questi due oggetti totemici mostrano una natura che invade con prepotenza la sfera dell’umano.

NEL DETTAGLIO

Dimensioni

255 x 27 x 31 cm (ciascun elemento)

Tecnica

Cranio umano, cranio di zinjanthropus ricostruito, favo di calabroni, isolatore elettrico acqua, cervello in cera, bacheche in vetro, piedistalli in ferro

Descrizione

L’opera viene presentata nel 1993 alla mostra Claudio Costa. Le case dell’essere (Castelfranco Veneto, Casa del Giorgione e Roma, Galleria Immart). In quell’occasione l’artista confida a Enrico Crispolti di essere interessato alla “maestà dell’uomo d’oggi, cervello e cuore”. I temi di cui l’artista si occupa da un trentennio prendono così nuova vita, soprattutto perché l’Africa gli appare a inizio anni Novanta una “casa” sconosciuta, una “trappola” dove antico e moderno coesistono. Questi assemblages diventano quindi confronti fra mondi: da un lato il cranio umano, dall’altro quello di un primate. Se sul primo Costa costruisce una nuvola-favo, destinata a sfarinarsi, il secondo è annegato ma emerge dalla calotta un cervello di cera, come se fosse la prefigurazione di un destino.